Il Castello Svevo

Il castello svevo di Termoli si trova presso una delle due entrate del Borgo, vista la sua imponenza e la sua posizione caratterizza con il suo profilo l'immagine della città. La sua edificazione viene attestata approssimativamente intorno al XIII secolo, periodo in cui Federico II di Svevia progettò un sistema di fortificazione delle frontiere della zona sud-orientale della costa italiana fino alla Sicilia. In quell'epoca molto probabilmente l'edificio originario era stato trasformato in una pianta regolare tipica del periodo svevo. Il Castello è formato da una torre che poggia su una base a tronco di piramide quadrata. Sui quattro angoli della base si innestano altrettante torri cilindriche aggettanti. La struttura si sviluppa soprattutto in altezza sul lato nord a ridosso del mare. Questo lascia comprendere, insieme ad altri elementi architettonici, che il castello aveva una funzione di postazione d'avvistamento ma soprattutto difensiva. Il portale era custodito da un ponte levatoio e da un fossato che si estendeva sul lato nord-est. La parte inferiore del castello, che si sviluppa su un livello leggermente superiore rispetto al piano stradale attuale, aveva una funzione di magazzino e deposito. È costituita da quattro grandi ambienti a pianta rettangolare e copertura a botte che si sviluppano intorno alla struttura di periodo normanno. Attualmente una scala di epoca moderna collega gli ambienti del piano terra con quelli del primo piano, in antichità questa funzione era svolta da strutture in legno. La parte superiore del castello era adibita a deposito e abitazione, ma soprattutto aveva un ruolo difensivo. Gli ambienti posti al primo piano sono, infatti, denominati "Corridoio degli arcieri", hanno tutti una pianta rettangolare, sono coperti da volte a botte e sono caratterizzati da numerose feritoie che permettevano agli arcieri e ai balestrieri di colpire i nemici dall'alto. Su questo piano si sviluppano le torrette circolari e qui, in origine, si apriva l'unico accesso al castello posto sul lato nord-est, dove sono visibili le mensole che servivano a far scorrere le funi e gli argani del ponte levatoio. La terrazza del corpo superiore del Castello presenta ancora oggi resti di mensole in pietra destinate, un tempo, a sostenere apparati e impalcature mobili per il tiro piombante. Il castello, considerato in epoca sveva l'ultimo avamposto della Puglia, subì diverse modifiche strutturali nel corso dei secoli. Con l'avvento delle armi da fuoco le feritoie vennero parzialmente trasformate in archibugiere. Durante recenti lavori è stata rinvenuta, nella parte inferiore della torre belvedere, una cannoniera posta a livello della scogliera che doveva assicurare la copertura del muraglione occidentale. Quando il castello perse la sua funzione difensiva le stesse feritoie subirono un'ulteriore trasformazione e divennero finestre. Di particolare interesse sono alcune iscrizioni a carboncino risalenti al XVIII secolo ritrovate nelle sale inferiori del castello che in quell'epoca furono utilizzate come carcere. Si tratta di nomi, date e in alcuni casi dei motivi della carcerazione. Sulla parete sud-est si legge “alla trasuta... ammazzai”. Nel 1902 il castello Svevo divenne monumento nazionale e nel 1909 la Marina militare posizionò sulla parte più alta dell'edificio una stazione meteorologica. Oggi le sale del castello vengono utilizzate per mostre e rassegne musicali e le antiche mura fanno spesso da sfondo ai matrimoni civili.

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